Di qua, di là by Massimo Donà

Di qua, di là by Massimo Donà

autore:Massimo Donà [Donà, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La Nave di Teseo Editore spa
pubblicato: 2020-03-10T23:00:00+00:00


2) Lucidissima follia

Il capolavoro ariostesco è articolato in ampie macrosequenze narrative scandite da nodi tematici e scenari simbolici che hanno nell’episodio della follia di Orlando il loro vero e proprio baricentro geometrico; che consente una struttura bipartita in rapporto a cui l’episodio in questione sembra fungere da unica possibile cerniera strutturale. L’episodio di cui andremo a occuparci si colloca infatti tra i canti XXIII e XXIV, e divide in due un racconto che si sviluppa per la bellezza di quarantasei canti.

A ogni modo, anche queste due metà sono a loro volta bipartite. Divise entrambe a metà dal dipanarsi di due famosissimi episodi – quello (di cui abbiamo già detto) del palazzo di Atlante e quello del mondo della luna. Connessi a due diverse, ma entrambe significative, fenomenologie del desiderio. Da un lato evocanti le metafore del fantasma e dell’illusione vitale (palazzo di Atlante), dal XII al XIII canto, e dall’altro, invece, una scettica riflessione sulla vanità del desiderare (Astolfo sulla luna), dal XXXIV al XXXV canto.

Ma torniamo al centro assiale dell’opera, occupato dalla descrizione della follia di Orlando.

Una vera e propria catastrofe del protagonista è quella che va a costituire il perno centrale intorno a cui ruota in fondo tutto il poema – paradigma di un destino che sembra investire, sia pur diversamente, tutti i protagonisti del Furioso.

Non è un caso, poi, che i due tempi del poema siano separati dall’irrompere estremo, in quanto ingiustificato, di una catastrofe. Tipica, peraltro, di buona parte della tradizione antica e medioevale (si pensi solo alla follia di Lancillotto o a quella di Tristano, o a quella di Enea nell’Ade, raccontata nell’Eneide).

A Orlando accade di vedere il proprio spirito diviso dal proprio Io; lo vede infatti vagare “in un inferno” (XXIII, 128).

D’altro canto, la follia centrale (in tutti i sensi) del poema viene comunque anticipata, allusa e prefigurata da vicende simili che toccano altri personaggi, sia pur in modo meno clamoroso.46

Certo, la follia d’amore è un evento traumatico che coinvolge tutti gli umani – e forse proprio per questo l’episodio in questione ci coinvolge tanto intensamente. Ma di follie d’amore è costellato tutto il poema ariostesco: da quella di Bradamante (gelosa di Ruggiero, che crede innamorato di Marfisa) – una follia che degenera in folle frenesia (canto XXX) –, a quella di Rodomonte, che patisce il tradimento di Doralice e che poi, diviso anche lui da se medesimo, finisce per uccidere Isabella (canto XXIX), evidentemente beffato prima da una donna troppo volubile e poi da una troppo fedele. Per non dire di quella di Rinaldo, che insegue anche lui (come molti altri, in verità) Angelica “con senno non troppo più saldo” del cugino Ruggiero (canto XXVII), geloso del suo presunto successo erotico. Ma anche Ruggiero impazzisce, giungendo a meditare il suicidio, convinto ormai di non poter più avere la donna tanto amata (canto XLV).

Diverse crisi, dunque, che disegnano pericolose curvature e sorprendenti sfasature nel romanzo; facenti in ogni caso capo a vicende che concludono la propria parabola in tempi diversi, obbedendo alla intricata e misteriosa logica dell’intreccio.



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